mostra personale | inaugurazione 5 dicembre 2009 - ore 18.00
Colori, linee e forme svettanti quali connessioni d’arte
o meglio fusioni espressivo-matematiche che strati-
cano una realtà pittorica, sospesa tra simbolo e inconscio.
Pittura dunque come spazio mentale in bilico tra
l’assoluto rigore matematico e l’assoluta possibilità
delle cose attraverso l’immaginazione.
La dimensione spirituale della sintesi pittorica di Di
Biase si attualizza nell’equilibrio di fondo, tra i diversi
elementi caratterizzanti la sua poetica; una pittura
dunque di apertura dell’essere capace di comunicare
la sensazione di spiritualità e di libertà insieme.
Anny Baldissera
Una pittura astratta come astratti sono i teoremi
analizzati dall’astrusità della materia,
trasformati a livello artistico in un incanto e
magico sortilegio. D’altra parte l’esprimersi
visivo di una concezione matematica non
poteva che connotare canoni di pittura totalmente
diversi, anche se compresi all’interno
di una materia prevalentemente esatta, pertanto
l’intensità dei colori usati da Di Biase si
concretizza in valenze volumetriche,
nell’intreccio di linee e disegni dalla materia
geometrica, nell’entità di forme ben delineate
Ferdinando Anselmetti
Quella di Di Biase non è pittura. È qualcosa
di più: magia. I suoi oli e smalti su tela emanano
fluidi cromatici (si dice così) carichi di
radioattività emozionale. Si sente che
l’artista sente quel che esce dal suo pennello,
cioè dal cuore, ammesso che qui
risieda e da qui parta quella scintilla superiore
infusa nell’uomo dal grande orologiaio
del cosmo, come lo chiamava Voltaire
Roberto Gervaso
“Emozione del colore” è l’approdo ad una
“musica del colore”. Ma, a ben riettere, al
di fuori di tanti usurati chimismi lirico-visivi
si avverte, piuttosto, nella sicura padronanza
della intelaiatura cromatica, non ancora
astrazione ma non certo mimesi, quell’
”orgasmo” di cui parla Apollonaire: la
misteriosa intuizione che prelude al
rapporto più alto, all’oltre frontiera.
Renato Civello
Per Di Biase l’atto del dipingere è un’avventurosa
esigenza - ecco il riferimento alla frase di Rothko - che
vviene ad identificarsi nell’elogio del colore: il quadro
diventa allora campo di energia vitale, radiante ed in
espansione, simile ad una esplosione di ritmi jazz. E,
sopratutto, non è uno sfogo sentimentale e puramente
emotivo, anche se è innegabile il valore catartico e purificatore
inerente alla pittura
Gabriele Simongini
Se il passato di Vincenzo Di Biase è Platone, Eraclito, Newton, Einstein o la scienza e la matematica contemporanea,
il suo futuro creativo di vericare l’assoluto, la poesia della libertà, la liberazione pulsionale del fare, del gesto, del
segno del corpo attraverso il battito della mano che inscrive la trasparenza della pittura.
Carmine Benincasa